Riforma del Catasto, imposta sulla prima casa per i redditi alti e totale detraibilità della diagnosi sismica. Alcune anticipazioni sulla Legge di Bilancio.
Giorni frenetici in Via XX Settembre. Se da un lato Paolo Gentiloni
ha promesso una manovra finanziaria non “depressiva”, dall'altro il
Ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha lanciato l'ipotesi di un taglio orizzontale agli sgravi fiscali
Come un refrain, puntualmente si ritorna a parlare della dell'obsoleto sistema catastale. L'Unione Europea continua il suo pressing chiedendo all'Italia di mettere mano quanto prima alla riforma del Catasto.
La Commissione europea più volte ha sottolineato che: “in Italia sono stati compiuti progressi limitati nel completare la riforma del catasto”.
Per
tali motivi nell'agenda del Governo rispunta l'intenzione di
abbandonare l'attuale sistema di classificazione, basato sui vani, per
abbracciare quello basato sui metri quadri e su indicatori che,
valutando la localizzazione e le caratteristiche dell'immobile, siano in
grado di stimarne l'effettivo valore.
La riforma del Catasto, giaceva nel cassetto dal 2015, ma l'obiettivo di un recente disegno di legge presentato lo scorso aprile, ancora fermo in Senato, si promette di realizzare un vera rivoluzione.
Infatti, la rendita catastale dovrebbe essere calcolata non più sui vani ma sui metri quadri, sarà prevista l'invarianza di gettito e riequilibrio del prelievo con l'aggiornamento dei valori allineati a quelli di mercato. Per consentire il riequilibrio della pressione fiscale, il Governo sta valutando la reintroduzione dell'imposta sulla prima casa per i redditi alti.
Anche questa possibilità rientra tra le “raccomandazioni” dell'UE all'Italia. Bruxelles
ha chiesto all'Italia di spostare l'imposizione fiscale dai fattori di
produzione (per esempio le imposte sul lavoro) ai fattori che hanno meno
impatto sulla crescita (come la tassa sulla prima casa per i redditi
alti).
E inviterà a ridurre la spesa pubblica.
Attualmente le tasse sulla prima casa sono pagate dai proprietari di
abitazioni di lusso, rientranti nelle categorie catastali A/1
(abitazioni di tipo signorile), A/8 (ville), A/9 (castelli o palazzi di
eminenti pregi artistici o storici).
Sempre in occasione della Legge di Bilancio potrebbe approdare la totale detraibilità della diagnosi sismica
degli edifici e il miglioramento delle detrazioni per gli interventi di
messa in sicurezza antisismica e efficientamento energetico degli
edifici.
Questo è quanto anticipato dal Ministro delle
Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, durante il convegno
“Ecobonus e Sismabonus – La grande occasione per la sicurezza e
l'efficienza energetica della casa” organizzato dall'Associazione
nazionale costruttori edili (Ance).
Secondo Delrio un casa a
rischio sismico rappresenta un rischio per sé stessi e per gli altri,
per tali motivi è necessario “prima di tutto classificarla”.
Questo è il principale presupposto per rendere completamente detraibile la diagnosi sismica degli edifici.
Per
tali motivi, ha aggiunto, si cercherà “il modo di unire sempre di più
il bonus energetico a quello sismico in maniera da fare unici cantieri nei condomìni”.
Sostanzialmente
l'obiettivo di Palazzo Chigi è di concretizzare le modifiche già allo
studio che dovrebbero riguardare tutti e tre i crediti di imposta
esistenti: ristrutturazioni semplici al 50%, ecobonus per il risparmio energetico al 65%, sismabonus con punte di agevolazione all'85%.
Sarà affrontato anche il terma della sicurezza delle case popolari.
Alcune Regioni hanno fondi da investire per la messa in sicurezza e si
sono già detti disponibili ad avviare piani di adeguamento.
Il problema, però, è che al momento la legge di Bilancio li taglia fuori dall'utilizzo di qualsiasi forma di sconto fiscale.
Il
ministro Delrio, ha mostrato una certa disponibilità ad una modifica
normativa facendo accedere anche l'edilizia residenziale pubblica ai
benefici del sismabonus.
Anche questa novità, però, potrebbe richiedere l'impegno di molte risorse e, quindi, altre coperture da reperire.
Più
difficile sarà risolvere il nodo degli edifici che si trovano nelle
zone a rischio sismico più basso che non possono accedere al sismabonus,
nemmeno per le diagnosi.
Ci vorrebbe un ampliamento ma sarà molto difficile che che il Governo adotti questa soluzione.